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LA CASA DEL NATALE CHE FU

La storia di quando abbiamo scoperto “la casa del natale che fu“, una delle nostre esplorazioni più emozionanti. 

Avete presente quelle giornate in cui siete così annoiati da non aver nemmeno voglia d’uscire dal vostro comodo letto? Quei giorni in cui sembra non dover succedere nulla, dove a sera vi limiterete a crocettare la casella del calendario, per togliere altre 24 inutili ore alla vostra inconcludente vita?

LA CASA DEL NATALE CHE FU – IL RACCONTO DI UNA TRISTE SCOPERTA

Quel giorno, PlagueDoctor e Osso di Seppia s’incontrarono con quello stato d’animo, in una giornata dove il sole non riesce a scacciare il grigiore d’una fitta nube di noia.

Saltarono in macchina, cominciarono a fare un giro non spostandosi troppo dalla loro zona. “Che ne dici Osso, andiamo a visitare qualche marcione?” disse improvvisamente Plague. L’occhiataccia dell’amica non sembrava dare alcuna speranza, ma forse quel crudele far niente era troppo anche per una pigrona dai glutei pesanti. “E va bene” rispose, “che marcioni siano”.

la casa del natale che fu - urbex - the minutes fly

“Mai si sarebbero aspettati di trovare proprio quel giorno l’esatto contrario di un marcione… ma aspetta… cos’è un “marcione””!?

Nel gergo urbex, col termine “marcione” s’intende un pericolante rudere totalmente spoglio all’interno, incapace di suscitare alcun interesse nell’animo degli esploratori urbani. Ma in una giornata tanto piatta, anche un accumulo di pietre che stanno su per non si sa quale miracolo scientifico, può diventare una minima fonte di divertimento.

E così, l’esplorazione dei due annoiati ragazzi cominciò.

Solitamente, la ricerca di nuove location necessita di impegno e fatica… ma chiamatelo karma, chiamatela bontà divina o semplicemente “botta di c**o”… per i due le sofferenze quel giorno erano finite.

“Davanti a loro, sul ciglio della strada, si palesò una piccola casa abbandonata”

“Ecco il marcione” pensarono i ragazzi, e senza riporre troppe speranze in quella costruzione apparentemente murata da ogni dove, scesero dalla macchina e cominciarono a cercare un’entrata assai svogliatamente.

Non sempre l’universo è generoso, ma di tanto in tanto eventi del genere si verificano: l’entrata la si trovò non appena rivolto lo sguardo sul retro della struttura, ed era così semplice che pareva mancare solo un morbido tappeto rosso ad accoglierli. E così, entrarono.

la casa del natale che fu - urbex - the minutes fly
La prima immagine che si trovarono davanti.

Davanti a loro si presentò un divano, vecchio e ricoperto di polvere. Sopra di esso era riposto un bellissimo quadro.

“Gira bene” esclamò Plague, difatti non appena il ragazzo ruotò il suo busto, rimase sorpreso da ciò che vide nella prima stanza. Un salotto ancora arredato, i cui mobili non erano certamente paragonabili a quelli di antiche ville nobiliari, ma emanavano un fascino più vicino alle genti comuni.

Nel mentre Osso esplorava la seconda stanza, forse la più interessante di tutta la dimora. Un enorme tavolo con sopra i resti di un presepe e un albero di natale.

“Sarà stata abbandonata durante il periodo natalizio… siamo nella casa del natale che fu” pensò la ragazza, prima di imbattersi in uno strano quadro che le fece accapponare la pelle

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Non aveva mai visto nulla di simile, se non in alcuni quadri finti, quelli che mettono fuori nei negozi di giocattoli durante la settimana di Halloween. Forse dell’acqua era riuscita a penetrare all’interno di quella cornice, rovinando l’inchiostro della foto che custodiva.

La cucina, le stanze da letto, anche i corridoi di quella casa contenevano il mobilio e gli oggetti di chi l’aveva abitata. Sembrava quasi che da un momento all’altro ci si potesse imbattere in qualche figura umana, il lieve vento che penetrava dalle finestre rotte pareva dar voce a quelle vecchie mura.

“Erano pervasi da una strana malinconia, come se sentissero la mancanza di persone mai conosciute”

I ragazzi cominciarono a far foto. D’un tratto il loro stato d’animo cambiò. Erano pervasi da una strana malinconia, come se sentissero la mancanza di persone mai conosciute. Uscirono e tornarono alla macchina. In silenzio si avviarono verso casa, ma prima di salutarsi, Osso sentì il bisogno di parlare della loro scoperta.

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“Ci sono luoghi che non ti colpiscono per la loro bellezza o la ricchezza che contengono al loro interno… tuttavia, nella loro semplicità riescono ad entrarti nel cuore”

“Adoro fare urbex, ma ogni volta che mi ritrovo davanti luoghi del genere, torno a casa sempre un po’ triste. Il fallimento di un’azienda o l’abbandono di una grande villa riesco anche a capirli… non che la cosa mi dispiaccia meno.

Ma luoghi come la casa del natale che fu, mi fanno pensare a cosa potrei provare io nel caso qualcuno mi costringesse ad abbandonare la mia modesta dimora.

Aggiungiamoci lo sconforto di ricevere lo sfratto durante il giorno di natale, come ci si scalda il cuore dovendo abbandonare il luogo che magari ci ha cresciuti?” chiese la ragazza all’amico. Non ricevette nessuna risposta verbale.

Plague alzò le spalle, allargò gli occhi e strinse le labbra… assunse l’espressione di chi non sa dare alcuna spiegazione.

E così, la giornata giunse al termine. E anche il nostro racconto.

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Questo è ciò che mi ha lasciato la “casa del natale che fu“, oltre alle innumerevoli, consuete domande. Tutto ciò che mi rimane di quella casa, è il ricordo di quelle emozioni, oltre a qualche sfocata foto. Ed è per questo che ho deciso di condividere con voi le mie sensazioni, per non perderle e lasciarvele provare.

Altre foto della casa

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Buone scoperte, da Osso di Seppia!

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